sabato 17 novembre 2012

Cos’è l’esperienza estetica


Nei primi post abbiamo girato in torno al concetto d’itinerario. In sintesi, la domanda su Dio interpella l’uomo nella sua intimità ed esige una risposta che costituisce quanto di più personale c’è nell’essere umano, e tale risposta si ripercuote in maniera decisiva sia sulla comprensione di se stessi e della realtà circostante.
Trovare una risposta alla domanda su Dio esige penetrare in fondo in essa, anche e soprattutto con il pensiero... ma non come chi cerca di risolvere un problema di matematica, se non come chi si addentra nel mistero. Qual è la differenza? “Il problema è qualcosa che si incontra, che sbarra la strada. Esso è interamente davanti a me. Invece il mistero è qualcosa in cui mi trovo impegnato, la cui essenza perciò è di non essere tutto intero davanti a me” (G. Marcel, Essere e avere).
Ora, e senza lasciare l’idea del itinerario, forse 'e arrivato il momento di riflettere in questo blog in torno all’esperienza dell’apertura (e concretamente sull’esperienza estetica come porta d’ingresso alla domanda su Dio). L’uomo infatti è un essere aperto a se stesso e all’alterità. In questo senso si dice che l’apertura è propria di un essere dotato di interiorità e intimità; e che l’apertura indica che l’uomo non è un’entità rinchiusa in se stessa, ma qualcuno a cui compete trascendere e relazionarsi con l’alterità.

Concretamente, fra le diverse modalità di apertura, suggerirei di concentrarci sull’esperienza estetica. Per incorniciare quanto ci proponiamo, vorrei proporre un primo post con qualche riflessione del Prof. Romera su questo argomento:

L. Romera, L'uomo e il mistero di Dio:
L’opera d’arte commuove, e lo fa perché il soggetto si sente interpellato da essa. L’opera — una composizione musicale o poetica, un quadro o una rappresentazione teatrale si rivolge al lettore, allo spettatore, e gli richiede — un atteggiamento attivo. Lo interpella, sollecitando una risposta interiore. L’opera può suscitare nel soggetto interrogativi radicali che possono rimuovere precedenti convinzioni; può condurlo a riconsiderare l’esistenza o confermarlo nella sua comprensione attuale, esortandolo ad un ulteriore approfondimento. L’opera d’arte stimola l’intelligenza e incita la libertà a esercitarsi nell’interiorità del soggetto, per ripercuotersi poi nell’azione esterna. Il “Guernica” di Picasso o “El Cristo” di Velàzquez sono interpretati per quello che sono unicamente quando il soggetto riesce a penetrare nell’ordine di cose che il quadro rappresenta e in cui l’opera d’arte è veramente opera d’arte. Questa penetrazione richiede intelligenza e libertà; senza di essa, il quadro è un mero oggetto decorativo o un semplice reperto di un’epoca o di un evento storico. Qualcosa di analogo accade con la lettura di un’opera maestra della letteratura, con l’ascolto di una composizione musicale o con la contemplazione di un’opera architettonica’.

La commozione che l’opera suscita non si limita alla sfera affettiva o sensibile; essa coinvolge anche l’intelligenza e la libertà, nella misura in cui è la persona in quanto tale ad essere chiamata in causa. Per questo l’esperienza estetica, quando è intensamente e autenticamente vissuta, è un’esperienza di apertura a una dimensione alla quale il soggetto era precedentemente chiuso, oppure è un’esperienza di apertura ulteriore come approfondimento di una dimensione alla quale era già aperto.

L’apertura consente un’ermeneutica più corretta dei fatti e spinge la libertà alla contrizione. I modi in cui si realizza un’apertura sono molto vari e in essi la persona è interpellata nella sua libertà. In altri termini, l’apertura avviene soltanto quando la persona si decide ad assumere quanto l’apertura implica. In questo senso, l’esperienza estetica consiste in un’esperienza ermeneutica peculiare in cui l’interpretazione conduce a situarsi in un orizzonte di comprensione dell’esistenza più largo, o a penetrare ulteriormente in esso, spingendo il soggetto a una risposta libera. L’apertura di cui parliamo implica il riconoscimento di una dimensione dell’esistenza che suppone, in qualche modo, un atteggiamento critico, in quanto richiede la consapevolezza dell’in sufficienza dell’orizzonte di comprensione.

1 commento:

  1. A mio avviso ci sono tre modi fondamentali di fare arte e quindi tre tipi di arte: 1) stimolare la sensibilità con una serie di vezzi fini a sé stessi 2) riprodurre o cercare di riprodurre le aberrazioni del mondo moderno in arti figurative e musicali e anche letterarie, vedi per esempio la foto del post 3) l'arte, seria, che è quella che più che aprire l'uomo a quclosa che non si sa bene dove verta lo mette in contatto con stadi superiori dell'essere, la maggior parte dei classici così detti penso rientri in questo. Giovanni F.

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