giovedì 11 ottobre 2012

Ray Bradbury, Fahrenheit 451


Le porte si aprirono.
Montag immaginò migliaia di facce che spiavano nei giardinetti davanti alle case, nei vicoli dietro, nel cielo, facce nascoste dalle tendine, pallide, facce spaurite dalla notte, come bigi animali in agguato sulla soglia di tane elettriche, facce dai grigi occhi incolori lingue grige, pensieri grigi che si affacciavano alla carne torpida del volto.
Ma lui era ormai al fiume.
Lo toccò, soltanto per avere la certezza ch'era reale.
Scese nell'acqua e si denudò nelle tenebre, si sparse il corpo, le gambe, le braccia, il capo di liquore puro; ne bevve e ne aspirò il resto nelle nari. Quindi indossò i vecchi indumenti di Faber, le sue vecchie scarpe, gettò le proprie vesti nel fiume e stette a vederle fuggire via rapide, già semisommerse. Dopo di che, stringendo la valigia, avanzò nel fiume fino a non toccare più, e la corrente lo trascinò via, nelle tenebre.
Era già trecento metri a valle del fiume, quando il Segugio arrivò sulla sponda. In alto, i grandi ventilatori degli elicotteri si libravano clamorosi. Una tempesta di luce si abbatté sul fiume e Montag si sommerse sotto quella gran luce, come se il sole si fosse affacciato tra le nubi. Sentì il fiume trascinarlo ancora più avanti lungo il suo corso, nella zona d'ombra.
Quindi la luce deviò di nuovo verso la riva, gli elicotteri dirottarono verso la città, come se avessero trovato un'altra pista; erano già lontani, scomparivano nella notte.. Il Segugio era scomparso. Non c'era che il fiume freddo, ora, e Montag che vi galleggiava improvvisamente in pace, lontano dalla città, dalle luci, dalla caccia all'uomo, lontano da tutto.
Gli sembrava di essersi lasciato alle spalle un palcoscenico gremito di attori. Era come se si fosse lasciato dietro la grande seduta spiritica con tutti i suoi fantasmi sussurranti. Si trasferiva da un'irrealtà spaventevole a una realtà irreale, proprio perché nuova.
La nera sponda del fiume scivolava via a misura che il fiume lo trasportava per la campagna, tra le alture. Per la prima volta da una dozzina d'anni a quella parte, le stelle spuntavano sopra il suo capo, in grandi processioni di fuoco ruotante. Vedeva un'immensa forza distruttrice di stelle formarsi nel cielo e minacciar di piombargli sopra e stritolarlo.
Galleggiava supino, facendo il morto, quando improvvisamente la valigia, empitasi d'acqua, sprofondò; il fiume era mite e benevolo, fluiva lontano dalla gente che divorava ombre a colazione e vapore a desinare e fumide esalazioni a pranzo. Il fiume era straordinariamente reale, lo sosteneva a suo agio e gli dava finalmente il tempo, la comodità, il modo di riflettere su quel mese, quell'anno, tutta una esistenza di anni.
Testo: Ray BradburyFahrenheit 451  (1953)
Illustrazione: Edward Hopper, Rooms by the Sea (1951)

5 commenti:

  1. PORTA FIDEI è il titolo della lettera con la quale si indice l’Anno della fede. Perciò il primo post di questo blog “doveva” proprio cominciare aprendo un’altra porta. Non è stato l’ultimo dei motivi per scegliere questo testo del recentemente scomparso Bradbury. Suggerirei di cominciare il dialogo sul branno di Fahrenheit 451 concentrandosi nel viaggio di Montag (il protagonista) in un mezzo che teoricamente non gli appartiene (ti devi fare il morto perché l’acqua ti sostenga). Ma il viaggio fa che le cose cambino, nella testa di Montag, perché li trova un senso. La realtà inizialmente ostile (il fiume che lo trascina via, nelle tenebre) diventa il contesto (il fiume era mite e benevolo… straordinariamente reale) din una nuova tappa nella vita di Montag.

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    1. S'è lecito trovare metafore che Bradbury non ha immaginato (e non so quanto lo sia), l'acqua che salva, che ti porta alla libertà e ti permette guardare le stelle, mi ricorda quella del battesimo (...per immersione in questo caso)e il Libro da salvare quello con il maiuscolo: non bisogna lasciarlo sprofondare perché l'acqua sola non basta.

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  2. Non mi sembrava che avesse un rapporto diretto con la domanda su Dio, ma adeso capisco...

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  3. Lo stesso pensavo io...

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  4. che viaggio... non ci avevo mai pensato !

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